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AUTO ELETTRICHE IN TRENTINO: RETE DI RICARICA RIDICOLA

  • Massimiliano Mazzarella
  • 23 set 2024
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 28 feb


Qui l'articolo:

E qui il testo:

La provocazione di Massimiliano Mazzarella dopo un viaggio-odissea da Trento a Rovereto: «App e colonnine rapide non funzionavano. Ora abbassare costi di ricarica e sbloccare le autorizzazioni per i punti di rifornimento»

Auto elettriche, il coordinatore di Azione in Trentino: «Rete di ricarica ridicola, se non migliora torno alla benzina»»

Massimiliano Mazzarella e la ricarica di un'auto plug-in

Obiettivo 4.3 milioni di auto elettriche entro il 2030 da aggiungere ai 2,3 d’ibride plug-in: questi i traguardi consegnati dal ministero dell’Ambiente e da quello dei Trasporti alla Commissione Europea. La transizione verso l’auto elettrica è uno dei temi oggi più dibattuti, ma che vede spesso ancora i cittadini incerti davanti alla scelta dell’auto nuova da acquistare.






A questo proposito, ha fatto parlare la provocazione di Massimiliano Mazzarella, coordinatore del direttivo di Trento del partito Azione e imprenditore informatico: «La rete di colonnine di ricarica per auto elettriche trentina è ridicola, se non migliora tornerò quanto prima alla benzina». Davanti ai vari commenti, ha chiarito: «Le mie parole hanno voluto essere chiaramente una provocazione, ci tengo a sottolinearlo, perché le provocazioni servono anche per far prendere coscienza di problemi reali, crescere e cambiare le cose. L’obiettivo dei due ministeri è valido, e personalmente credo che il futuro dell'automotive debba essere elettrificato, ma bisogna che tutte le forze in gioco si attivino per raggiungere l’obiettivo dando un'accelerata seria alle infrastrutture e smettendola con gli scontri ideologici.»


La provocazione è nata in seguito alle peripezie capitate in viaggio da Rovereto a Trento?

«Vivo a Trento e per un'emergenza e sono dovuto andare velocemente a Rovereto. Purtroppo la mia auto elettrica aveva solamente 35 km di autonomia, ma decisi di partire ugualmente poiché avrei potuto caricarla in una colonnina "fast charge" vicino al luogo dove dovevo andare e della quale avevo verificato preventivamente il funzionamento mediante l'apposita app. Giunto alla colonnina con ormai la batteria a terra, l’app non funzionava, la colonnina si attivava ma non erogava elettricità».


Allora cosa ha fatto?

«Ho trovato un'altra "fast charge" nelle vicinanze, a Volano. Lì ho scoperto che l'informazione che mi era stata data dalla app non era corretta, la ricarica veloce doveva essere ancora installata. Non potendo più percorrere altri chilometri avrei dovuto utilizzare la ricarica lenta, ma necessitavo del cavo apposito che non avevo con me poiché prestato ad un amico e del quale non mi preoccupavo contando sulla disponibilità dichiarata dalle app. A quel punto, non ho potuto far altro che farmi portare il cavo dall’amico e aspettare circa un’ ora per ricaricare quanto mi serviva per giungere a Trento».


I tempi di percorrenza sono lievitati di un bel po'...

«Se dobbiamo andare verso un futuro in cui l’auto elettrica possa essere predominante e che tutti possano fruirne, il sistema deve a mio avviso essere rivisto sotto molti punti di vista. Per essere una valida alternativa, l’auto elettrica deve contare su due fattori: l'economicità e la comodità. Una regola che vale per qualsiasi servizio o bene che si desideri diventi di largo consumo».


Oggi non è così?

«Purtroppo no. In primis c’è il problema del costo delle ricariche: un paio di anni fa alcuni operatori offrivano ricariche veloci a 34 centesimi al kWh, poco più che a casa; oggi gli stessi la offrono a 95 centesimi e un pieno può arrivare a costare 50€ per percorrere neanche 250 km. Da sei mesi in A22 le ricariche sono passate dall’essere gratuite a poco più di 40 centesimi al kWh. Seppur a mio avviso il prezzo è migliore e accettabile, per poterne fruire è necessario però entrare in autostrada (tranne a Rovereto Sud ed Affi). Inoltre, non esiste più nemmeno l’economicità al momento dell’acquisto, visto che non ci sono più gli incentivi. Per parlare di numeri, su un’utilitaria endotermica da 20.000 euro si può avere una maggiorazione di 15.000 per averla elettrica a parità di allestimento. A queste condizioni, l’elettrico è ancora appannaggio dei ceti più abbienti o di chi è disposto a fare qualche compromesso perché affascinato dalla tecnologia o dalla green economy. Cosa interessante, ma poco utile a raggiungere la massa critica di cui abbiamo bisogno».


E poi c'è la questione delle colonnine con cui si è scontrato in prima persona...

«Il secondo problema è legato alla distribuzione delle colonnine: per la maggior parte sono a ricarica lenta, il che comporta parecchie ore per un pieno e spesso, per utilizzarle, necessitano di app complesse e frequentemente mal funzionanti. Questo rende un viaggio mediamente complesso e per definizione quindi non fruibile per la stragrande maggioranza di popolazione che esige invece di potersi spostare come avviene con i mezzi a benzina o diesel».


Cosa suggerisce?

«Di abbassare i costi delle ricariche rivedendo l’intero modello di gestione che non può passare per delle app che spesso, facendo da broker, ricaricano costi sulle varie reti di distribuzione aumentando così il costo per kWh e rendendolo insostenibile. La soluzione è prendere a esempio l’A22: si passa la carta di credito sulla colonnina e si abilita la ricarica come se fosse un normale distributore di benzina. Sarebbe anche necessario garantire costi dell’elettricità inferiori agli operatori. So che esistono ancora tariffazioni differenti a seconda che la corrente sia fornita a bassa o media tensione, discostandosi dalle attuali esigenze del mercato».


E per le colonnine?

«Parlando con alcuni operatori, mi è stato riferito che rispetto ad alcuni anni fa le amministrazioni locali sono diventate più restie nel concedere la possibilità di installare le colonnine. Sono aumentati i paletti e spesso le condizioni economiche e la burocrazia poste dai Comuni rendono i progetti difficilmente sostenibili. Per esempio, il Comune di Trento ha assegnato un bando un anno e mezzo fa per il collocamento in città di una trentina di colonnine che oggi non sono ancora state installate. Questo non per incuria dei funzionari che stanno cercando di sbloccare il tutto, l’ho verificato, ma per una serie di rimpalli e complicazioni burocratiche ed amministrative che bloccano ogni passaggio. Credo sia necessario che gli enti competenti comincino a semplificare i processi anche con deroghe ad hoc».


E poi cosa farebbe per incentivare l'uso di auto elettriche in città?

«Una buona idea sarebbe consentire alle piccole auto elettriche di segmento A e B, cioè solo city-car e piccole utilitarie, di parcheggiare gratuitamente negli stalli in prossimità del centro storico, come in altre città. Sono convinto che la rivoluzione elettrica passi per il trasporto urbano e la sostituzione delle auto di piccole dimensioni, quelle più utilizzate dagli italiani, e non per la vendita di auto con 500 cavalli e svariate decine di migliaia di euro di costo. Sarebbe molto interessante se il Comune prendesse in considerazione una proposta simile. E poi è necessario accelerare un modello di produzione energetica misto e che contempli anche il nucleare, bloccato per motivazioni ideologiche e non scientifiche».

 
 
 

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