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COOPTAZIONE E AFFILIAZIONE DEVONO LASCIARE IL POSTO A MERITO, IDEE E NOVITA'.

Di seguito riporto una lettera che è stata pubblicata oggi sui quotidiani"il T" e "L'Adige"

L’elevato astensionismo alle scorse elezioni conferma come per il sentore comune la gran parte della classe politica sia immeritevole di attenzione, impreparata, inadeguata e soprattutto avversa al rinnovamento. Perché quindi andare a votare se l’unico obiettivo da perseguire per un politico pare siano la conservazione ossessiva dello status quo, il mantenere il potere e il bloccare ogni spiraglio di cambiamento?

Proprio su quest’ultimo tema, alcuni giorni fa si è soffermato in un post il coordinatore di Italia Viva di Trento individuando nell’assenza di nuove leve la causa di questo disinnamoramento generalizzato. La resistenza degli eletti, la mancanza di scuole politiche, l’assenza di supporto finanziario dei nuovi candidati e una mediocre informazione politica vengono indicati come fattori scatenanti di questo immobilismo.




Concetti personalmente condivisibili ma che non rispondono al vero tema che, per l’appunto, non è il rinnovamento dei rappresentanti politici in sé. Per lo meno non è il mancato rinnovamento dal punto di vista numerico perché, se andiamo a vedere ad esempio i risultati delle ultime politiche osserveremmo che quasi il 50% degli eletti è al primo mandato. Se osservassimo poi anche il nostro stesso Consiglio Provinciale vedremmo che nel 2018 ben 20 consiglieri su 35 erano nuovi.

Il rinnovamento dovremmo probabilmente concepirlo non più in termini numerici e quantitativi ma piuttosto secondo parametri qualitativi e di innovatività. Sono queste componenti a mio avviso che, mancando, fanno percepire all’elettorato un sistema estremamente statico anche nei numeri. Un sistema purtroppo figlio di quella prassi che prevede l’inclusione di nuove leve nel carosello politico più per affinità a coloro che lo presidiano piuttosto che per meritocratici processi di selezione.

La cooptazione di soggetti deboli, che non scombussolino le carte in tavola e rispondano a schemi ben prestabiliti dal capofila, rendono il processo di innovazione e trasformazione di fatto bloccato.


L'individualismo caratteristico della nostra contemporaneità spinge inoltre i già eletti a lottare per una riconferma per la quale sono disposti a giungere adottando qualsiasi modo possibile. Se non in linea alle proprie idee di leadership, il collega di partito diventa così il primo avversario da battere; il partito una barca temporanea in cui stare in attesa di una più veloce; l'aggregazione e il lavoro di squadra un qualcosa di negativo e minante la propria auto-elevazione gerarchica; i novizi, persone da soggiogare nella propria cerchia invece che stimolare nella generazione di nuovi stimoli e idee.

Chi non desidera sottostare a queste dinamiche e approccio e fosse intenzionato ad affacciarsi a questo mondo, portando aria fresca e rinnovamento rischierebbe nella realtà di tutti i giorni di sentirsi inadeguato, incompreso, non al giusto livello e incompatibile con figure percepite più come muri di confine invece che scale di accesso.



Anche coloro che godessero di forte motivazione e non si facessero intimorire, si scontrerebbero poi con l’ulteriore e vero ostacolo figlio dei nostri tempi: quello finanziario. Se non perché dotato di una forte propensione al rischio, è evidente purtroppo come il processo elettivo sia precluso a chi non abbia disponibilità economiche solide o spalle coperte. Impensabile dedicarsi per mesi, a una campagna elettorale senza preoccuparsi delle ripercussioni sul proprio posto di lavoro (dipendente o meno che si sia).

L’alternativa quindi è farsi trainare, affiliarsi con chi, già in carica, può contare su compensi percepiti a prescindere dal reale operato e che può investire tempo in quantità senza ripercussioni promuovendo in primis sé stesso e forse poi il gregario.

Come uscire da questa impasse quindi? Come dimostrare ai cittadini che la politica può veramente cambiare e mettere in atto un processo di rinnovamento meritocratico dove i singoli possono emergere senza estremi compromessi?


Il futuro che ci attende necessita di classe dirigente valida e il tempo per crearla è poco per innestare quel movimento dal basso che tutti evochiamo ma che nella realtà negli ultimi 30 anni non ha portato a nulla visto che ne stiamo proprio parlando.


L’appello deve essere quindi rivolto da una parte a quei cittadini che possiamo definire “attenti e consapevoli”, dall’altra a coloro che ai “cittadini non attenti” suggeriscono come comportarsi nel voto e gestiscono selezioni e cooptazioni. Ai primi non dobbiamo avere timore di chiedere maggiore partecipazione sia attiva che economica (seppur vile oggi, è il denaro una delle leve che consente alle idee di emergere o scomparire).


Dai secondi dobbiamo invece pretendere un radicale cambio di atteggiamento nel percorrere nuove strade supportando compagni nuovi, riconoscendone la validità e supportandoli in ogni modo senza preoccuparsi di ritorni personali.

Concludo citando un caro amico da cui molto ho da imparare: ”L’interesse di un partito deve coincide con l’interesse del paese”.



Massimiliano Mazzarella

Membro direttivo Trentino in Azione

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