Il report Ambrosetti presentato la scorsa settimana alla convention diConfindustria, offre molti spunti di riflessione grazie a un’analisi puntuale e super partes. Il ritratto che emerge del Trentino non sembra però così rassicurante poiché la maggior parte degli indici paiono sotto i livelli che sarebbero doverosi per una Provincia autonoma come la nostra.
Il report metta in luce criticità alle quali come Azione avevamo già provato a dare soluzioni con le nostre priorità programmatiche presentate ancora a giugno.
Oltre alle tematiche legate all’ambiente e alla necessità di puntare seriamente verso un modello ecosostenibile, emerge come centrale il tema dell’attrattività del nostro territorio. Un territorio che nei fatti lascia oggi fuggire i giovani, che per indice di invecchiamento è in vetta ad ogni classifica, che non si preoccupa più di integrare culturalmente gli immigrati come presupposto per poterli anche inserire nel mondo del lavoro, quando necessario.
Se da una parte si può capire che il Presidente Manzana ringrazi la Giunta per aver ascoltato le esigenze degli imprenditori (anche solo farsi ascoltare è solitamente impossibile), dall’altra non si capisce quali di queste esigenze siano state veramente comprese e messe in pratica visti i risultati che il report evidenzia.
E’ auspicabile quindi che la nuova Giunta sia in grado non solo di ascoltare ma anche di agire coerentemente per garantire a tutti, imprese e cittadini, un futuro migliore in un territorio sempre più attrattivo e di conseguenza innovativo, produttivo e ricco. Strategico in questo contesto è sicuramente il ruolo dell’Università che, eccellenza riconosciuta tra gli atenei italiani, deve essere maggiormente sostenuta nel creare legami più solidi con l’ecosistema produttivo trentino aiutando gli studenti a relazionarsi con il mondo imprenditoriale locale durante il percorso formativo. Questo, unitamente a interventi salariali indispensabili (problema generalizzato), può aiutare i neo laureati ad accelerare il processo di inserimento nel mondo lavorativo spingendoli a rimanere sul nostro territorio (o a ritornare dopo le utili esperienze all’estero) per crescere professionalmente e magari creare nuove imprese innovative.
Legato proprio a quest’ultimo tema, Ambrosetti evidenzia un’ulteriore criticità su cui bisogna riflettere ed intervenire. L’innovazione trentina appare infatti seriamente frammentata. Negli ultimi anni infatti, abbiamo assistito a repentini proclami per la creazione di ogni sorta di distretto o polo tecnologico senza alcuna visione che li legasse. L’attuale Giunta dovrebbe comprendere che ad ogni idea conseguono progettualità pluriennali ed investimenti che non si limitano alla mera costruzione di un capannone. E’ bene tenere conto che per affermarsi a livello internazionale bisogna avere anche quella massa critica che una Provincia inscrivibile in un quartiere milanese come la nostra, non può, per definizione, avere. Gli imprenditori, gli investitori, i fondi di investimento questo lo hanno ben chiaro. Fondamentale quindi è concentrare le risorse su pochi comparti (Es. la meccatronica che sta andando molto bene) affinchè diventino vere eccellenze internazionali. Contestualmente auspico che vengano sensibilmente rivisti in chiave moderna anche i criteri della legge 6 (da poco aggiornata), oggi sfavorevoli per chi ha intenzione di aprire una startup innovativa con forte connotazione di ricerca e sviluppo.
Se l’attrattività di un territorio necessita di tempo, dobbiamo altresì trovare sistemi per valorizzare al meglio i potenziali che possono essere attivati velocemente quale ad esempio quello dell’immigrazione. Bisogna a mio avviso invertire il processo di smantellamento dei modelli di integrazione che la Giunta Fugatti ha messo in atto. Senza strutture quali il Cinformi, senza più fondi per la cooperazione internazionale, senza percorsi di mediazione culturale e di lingua italiana è impensabile che un immigrato possa integrarsi nel tessuto culturale trentino e di conseguenza diventare interessante per le nostre imprese che stanno soffrendo la crisi della manodopera.
Concludendo, se alla difficoltà di trattenere i laureati, all’incapacità di attirare imprese d’eccellenza e all’immaturità con cui si trattano gli immigrati aggiungiamo il fatto che il nostro territorio stia inesorabilmente invecchiando e che il numero di figli si sta riducendo anno dopo anno, la preoccupazione di come potrà essere il nostro futuro si fa sempre più pesante. Anche sulle dinamiche demografiche è quindi fondamentale intervenire riportando i giovani e le giovani a sentirsi sereni qualora decidessero di costruire una propria famiglia. Bisogna incentivare ed agevolare, ad esempio, l’uscita dal nucleo genitoriale con nuove politiche sulla casa, piuttosto che trovare nuove modalità premianti per chi è determinato ad allargare la propria famiglia e soprattutto rafforzare le politiche di conciliazione casa-lavoro per le mamme estendendo, ad esempio, il modello dei buoni servizio.
Intervenendo su tutti i contesti fin qui elencati il nostro Trentino potrebbe ritornare ai livelli conosciuti negli anni passati e propri di una terra vocata all’innovazione, all’accoglienza e al buon vivere.
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